Doveva entrare in vigore entro l’anno ma, alla fine, farà il suo debutto nel mercato bancario il 1 gennaio 2022. Parliamo del “nuovo” Euribor, che manderà in pensione l’attuale formulazione, garantendo la disponibilità di un parametro che sia in grado di riflettere più fedelmente e in modo trasparente l’effettivo costo del denaro in ambito UE.
La riforma dell’Euribor è tema all’ordine del giorno poiché, unitamente all’Eonia, è il tasso di riferimento per oltre 175 trilioni di dollari di prodotti finanziari. Anche le più minime variazioni su tale parametro, pertanto, sono in grado di generare impatti non certo marginali sui grandi numeri in cui è coinvolto.
Al di là di ciò, da anni si discuteva della necessità di modificare il sistema di calcolo dell’Euribor, giudicato ben poco chiaro. Ad oggi, infatti, l’Euribor è il frutto di rilevazioni effettuate all’interno di un panel di 20 istituto di credito, che partecipano volontariamente al conseguimento di un obiettivo molto importante, quale quello della fissazione del costo del denaro in area UE.
In sintesi, l’Euribor diviene il tasso di riferimento pagato da un istituto di credito per ottenere liquidità da un altro istituto di credito, con scadenze di breve periodo. Considerato che lo stesso tasso è poi utilizzato per poter calcolare il costo del denaro per la propria clientela (in aggiunta a uno spread), ne deriva che prendere la giusta confidenza con il nuovo Euribor è d’obbligo.
Anche se si sa ancora ben poco, dalle anticipazioni condivise in ambito comunitario si intuisce che l’Euribor non sarà più determinato quotidianamente in base alle valutazioni dei già citati 20 istituti di credito componenti l’attuale panel, ma sposerà un modello ibrido di calcolo che terrà conto delle reali transazioni del mercato e/o delle stime del costo della raccolta effettuata dalle banche del panel, con rilevazione su base mensile.
Il risultato dovrebbe essere, finalmente, quello di un Euribor più trasparente, poiché maggiormente legato alla realtà, e meno influenzabile dagli istituti di credito.
Ma quali saranno gli effetti per i mutui a tasso variabile? Sotto l’aspetto più pragmatico, ci saranno ben poche conseguenze, o nulle.
In fin dei conti, le prime simulazioni effettuate stimano che le oscillazioni di valore tra il vecchio e il nuovo parametro saranno di 1-5 punti base, e che i principali cambiamenti saranno quelli legati alla volatilità del tasso. Tuttavia, sarà molto difficile che i mutuatari possano accorgersi di un concreto cambiamento per le proprie tasche.
In ogni caso, considerato che il tema è ancora in divenire, e che proprio per la necessità di giungere a un risultato più consapevole e più graduale la Commissione Europea ha concesso due anni di slittamento rispetto ai termini originari, val pur sempre la pena rimandare conclusioni definitive a tempi più maturi…