Bene, malissimo e, forse, meglio. In estrema sintesi, è questo il commento sulle varie fasi che il 2020 del mercato immobiliare, e del mercato creditizio legato alle case, ha affrontato, sta affrontando e affronterà.
Bene, perché il 2020 era in verità partito con il piede giusto, grazie a una forte ripresa dei flussi di nuove erogazioni, a una conferma dell’appeal delle surroghe e a una crescita dell’interesse per le compravendite e dei prezzi al metro quadro.
Malissimo, perché l’impatto devastante della pandemia da nuovo coronavirus ha sostanzialmente bloccato qualsiasi tipo di attività, facendo precipitare l’immobiliare e il credito in un picco di gravità difficilmente rammentabile e, forse, addirittura più drammatico di quello della seconda parte dello scorso decennio.
Meglio, perché – ci auguriamo – forse la seconda parte del 2020 potrà rappresentare il momento del giusto “risveglio” del comparto.
Il 2020 si era aperto con dati piuttosto rassicuranti, che hanno prolungato le buone valutazioni statistiche elaborate per l’ultima parte del 2019. Le compravendite erano cresciute del 4,2%, le surroghe veleggiavano su livelli elevati, le erogazioni di nuovi mutui sfioravano la doppia cifra (+ 9,3%), un tiepido ottimismo sembrava profilarsi all’orizzonte.
Tuttavia, proprio in questa bonaccia economica, si è verificata la tempesta perfetta: una epidemia da nuovo coronavirus, poi evolutasi in pandemia, sembra aver spento qualsiasi barlume di positività. Ne è derivato il già rammentato blocco di gran parte delle attività economiche, il rinvio delle operazioni immobiliari, un impatto brusco sul credito. E ora?
In questo contesto è evidente come sia molto difficile cercare di formulare previsioni attendibili su ciò che potrebbe accadere al mercato immobiliare italiano, e al collegato mercato creditizio dei mutui casa. L’impressione è infatti che il coronavirus sia un tema che ci farà compagnia per molto tempo, andando a modificare il mercato in maniera definitiva (si pensi, per esempio, al crescente ricorso ai canali online).
Non tutto, però, è perduto.
In primo luogo, è bene ricordare che – valutato anche l’incremento delle probabilità che vivremo in un’ottica endemica – il mercato dovrà in qualche modo pur andare avanti. E, con molte chance, lo farà più o meno nel modo che conosciamo già, con le surroghe che subiranno una nuova accelerazione, spinta dal desiderio di risparmio da parte delle famiglie italiane, stimolato da un livello dei tassi di interesse oramai ai minimi storici di sempre.
Per quanto invece concerne le operazioni di compravendita immobiliare, molto dipenderà dall’evoluzione dello scenario economico. Certo, il relativamente basso livello dei prezzi delle case da una parte, e i già rammentati tassi di interesse di grande convenienza dall’altra, potrebbero fungere da buone spinte propulsive per far ripartire il settore. Ma molto (o tutto) dipenderà da quali saranno le prospettive di medio termine: un crescente pessimismo potrebbe far sentire il suo peso per almeno il prossimo biennio, mentre delle buone notizie sul fronte pandemico (si pensi all’annuncio di una cura, o di un vaccino) potrebbero fungere da carburante per riavviare la locomotiva del mattone tricolore…